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L’analisi del voto amministrativo casertano dice che la destra c’è, ma non si vede né sente. La diaspora della destra casertana ha tantissime motivazioni, ricercarle non serve né sarebbero utili alla soluzione del problema di rappresentanza. Caserta ha radici culturali e politiche da sempre anticomuniste, e se vogliamo anche conservatrici cattoliche. Tanta acqua è passata sotto i ponti degli ex partiti di apparato ideologico e non solo. La fine della prima ed anche della seconda Repubblica vede solo il deserto della rappresentanza e della partecipazione. Ritorno alle regole della democrazia partecipativa, ridare slancio e voce alle idee, e progetti, ad uomini che li possano rappresentare per puntare alla “res publica” e non alla “res privata”. Per questi motivi riteniamo giusto e doveroso cominciare da “zero”, saltare almeno due giri e creare il terreno ben drenato, concimato ed arato per farvi rinascere la sana pianta della destra che non rinnega ne’ restaura. La destra senza discrimini, la destra pluralista, libera, sociale che potrà ritornare ad essere la voce degli ultimi, dei non rappresentati, del merito, di chi non si arrende, la destra che non è contro nessuno ma è per legalità, onesta, meritocrazia, e diritto al futuro. La destra di controllo e di opposizione al malaffare, la destra delle coerenze ai valori della famiglia, dello stato, della libertà. Non ci sono preclusioni alla partecipazione, solo volontà di cambiare, di non polemizzare, di costruire guardando al futuro per non riempire il presente del passato. Dalle ceneri potrà rinascere la fenice solo rinunciando ai propri egoismi.

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