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Fa un po’ impressione che la prima festività nata dalla globalizzazione sia una caricatura pacchiana dei morti e dei fantasmi. Perché desiderare la festa d’altri?

di Marcello Veneziani 

Parlo di Halloween che ogni anno di più diventa una festa colossale, con migliaia di feste pubbliche e private, un mercato pazzesco che gira intorno, notte bianca occidentale, gli sponsor ed una mobilitazione di massa come non si vede neanche a Natale e Pasqua. Lasciate che io continui da don Chisciotte la mia battaglia perdente contro questa festa posticcia, per tre umanissime ragioni.

La prima è che è una festa finta, appiccicata, d’importazione, che mortifica – e il caso di dire – sia il rapporto intenso e autentico con i defunti e con le tradizioni nostrane.

La seconda è che è una festa di cattivo gusto che fa della cosa più seria che ci capita una caricatura, una pagliacciata, come se la vita fosse una farsa e l’uscita di scena un atto comico. Ci ruba alla riflessione, ad un giorno all’anno dedicato al tema del morire che nessuna globalizzazione, nessun progresso e nessuna nuova tecnologia può cancellare.

Infine, la terza è che si tratta di una festa razzista nel senso che a differenza di tutte le altre feste tradizionali che uniscono le famiglie e le persone, Halloween taglia in due l’umanità e a festeggiare sono sono gli under 35. Una specie di razzismo su base anagrafica, i giovani contro i vecchi.

È proprio il caso di scimmiottare le tradizioni altrui, con festini tra l’imbecille e il vampiresco, ben sintetizzati dalle zucche vuote?
Discoteche travestite da cimiteri gaudenti e arredi ludici che sembrano una via di mezzo tra le imprese delle pompe funebri e il carnevale di Rio. Per carità, divertitevi, ragazzi; è umano voler esorcizzare la morte. Ma questo non è un modo per superare l’angoscia, ma per profanarla, banalizzarla, ridicolizzarla, renderla superficiale, come un genere di consumo. Una forma di stupidità in mondovisione non cessa di essere un’idiozia perché planetaria ma al contrario si ingigantisce.

Questa festa è il rovescio di Natale, chiamatela Mortale, se volete italianizzarla. Ma perché poi desiderare la festa d’altri? Erano belle, tenere, persino vivaci, le nostre tradizioni intorno ai morti, un giusto equilibrio tra amore della vita e rispetto dei defunti. Servivano ad addomesticare la morte, a ricordare gli assenti come forma d’amore. Al centro non c’erano i ragazzi ma i nonni, che erano i veri medium tra i vivi e i morti. In quel tempo erano loro il ponte dei morti. 

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