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Caserta, 1970/1990. Ripercorriamo venti anni di storia della città di Caserta, e l’inizio del cambiamento della gioventù casertana. I ragazzi di Via Gemito.

Racconto autobiografico a firma di Nicolò Cuscunà – tratto da Caserta Domani – n° 3 di Marzo 1989.


I ragazzi di Via Gemito

Quando la periferia nord-est di Caserta era il Rione Tanucci e da poco erano stati edificati il Rione Vanvitelli ed il Tescione, l’attuale via Gemito, tracciata nello stesso verso di oggi, era già la meta preferita di tanti gruppi di ragazzi.

Caserta - via Gemito 1970
Caserta – via Gemito anni ’70

Era una strada sterrata che attraversava la campagna. Larga sui tre metri, sopraelevata dal resto dei campi e alberata da bellissimi e maestosi noci. In tanti vi hanno giocato agli indiani. E vi hanno fumato la prima sigaretta comprata sfusa dal tabaccaio di Piazza Redentore.

In quella zona confluivano gruppi di ragazzi. Si incontravano in un gioco che sovente diventava pericoloso: dalla scazzottata al lancio di sassi. Tutti i gruppi avevano il proprio leader e l’appartenenza zonale al rione o alla strada.

I ragazzi del mercato e di via San Carlo

Quelli del mercato e di via San Carlo con Franco detto “Ramon il messicano“. Quelli del “Tanucci” e quelli delle “palazzine di via Cecca­no“, a seconda delle occasioni, si coalizzavano per fronteggiare tutti gli altri.

Tutti insieme a più riprese osavano oltrepassare il muro di tufo che si affacciava su tutta via Ruggiero fino al macello e circondava la campagna per via Delle Ville fino all’angolo di Viale Beneduce con via Caduti sul Lavoro.

I più turbolenti. I ragazzi del Tescione

Si organizzavano delle scorribande al rione Vanvitelli, isolato dal resto della periferia. Si incontravano i ragazzi del “Tescione“, quelli più “turbolenti”. Quelli che ti inseguivano fino al confine del rione Tanucci. Ed allora il pericolo di uno scontro fisico aumentava.

Nella “campagna grande” era normale andarvi a rubare ciliege, le noci fresche a fine giugno, oppure le arance ancor molto prima di Natale. Quante fughe a rotta di collo per le campagne arate di fresco ed in mezzo agli orti di lattuga, per sfuggire al contadino armato di pertica! Erano il terrore dei coloni della “campagna grande“.

Quando non scorrazzavano per i campi, giocavano al pallone nella “campagnella“, attuale zona Liceo Scientifico e del Provveditorato agli Studi.

La sera d’estate davano la caccia ai gatti tra le baracche dei mozzarellari al mercato (Piazza Matteotti). Organizzavano partite notturne di pallone e battaglie con buste piene d’acqua. Non erano in tanti, ma si facevano sentire ugualmente.

Un brutto giorno gli tolsero la “campagnella“. Poi tracciarono via Settembrini. Scomparvero i noci dell’attuale via Gemito. Sorse il P.co Gabriella e prolungarono via G.M. Bosco. Nacquero tutti i condomini delle traverse di via Caduti sul Lavoro. Fu allargata via Delle Ville.

Non c’erano più ragazzi per giocare agli indiani. I gruppi si sciolsero, molti si spostarono su Corso Trieste. Altri partirono per andare di carriera sotto le armi.

Le vasche di Corso Trieste. I ragazzi di Via Gemito

Percorrere “le vasche di Corso Trieste” è stata ed è l’attività preferita e obbligatoria per tantissime generazioni di giovani casertani. Da piazza Margherita all’angolo di via Colombo e ritorno. Tutte le sere, sempre in tanti, si conoscevano per nome, o almeno di vista.

Anche sul Corso si individuavano i “gruppi”; tra questi primeggiavano i “figli di papà” del bar Gorizia, con la sala da the vietata ai minori di anni 18. Erano i più invidiati, perché avevano le prime moto, le prime auto sportive, le ragazze che si lasciavano corteggiare. Il Corso era percorribile nei due sensi di marcia e, la sera scommettevano sulla vittoria del “Ducati Scambler” più truccato. Gli interventi della polizia, chiamata da quanti volevano riposare in pace, erano ricorrenti, ma non si è creato mai il “caso dei ragazzi di Corso Trieste“.

All’angolo di Nittoli e del Bar Ferrara c’erano i “fascisti della Giovane Italia“. Al Diadema gli “anarchi­ci“. Alla Veneziana “quelli di sinistra”. L’impegno politico era d’obbligo. Per contare, per esistere, si doveva appartenere al gruppo. Non c’è stato giovane negli anni settanta che non si sia schierato, almeno per simpatia, con il “Fronte della Gioventù” oppure con “Lotta Continua“. Ogni sera sul Corso. Il mattino davanti alle scuole più calde (Giannone e Diaz) i volantinaggi si sprecavano.

“La domenica all’uscita della Messa dei Salesiani, si scambiavano il segno di pace a colpi di ombrelli, bastoni, sassi e cazzotti a non finire.”

Comunque era bello. C’era tensione ideale. Facevano a gara per mantenere le posizioni tra i giovani e garantire l’agibilità politica nelle scuole, a prendere la parola nelle assemblee, a fare i cortei.

Si tappezzavano le strade di manifesti scritti con il pennarello, si affrontavano e si dibattevano temi politici, sociali e amministrativi, si organizzavano mostre fotografiche. Si contestava il “Sistema“, si chiedevano attrezzature sportive, spazi sociali, agibilità per tutti.

Avevano le loro sedi, i loro luoghi d’incontro, le loro discoteche sempre scelte in base al gruppo politico. Guai agli intrusi, erano botte da orbi. Ma non è mai esistito il “caso dei ragazzi del Corso“. Nessuno ha mai pensato di scacciarli dal Corso o togliere loro le sedi politiche.

Caserta Zona Preziosi. I ragazzi di Via Gemito

Nel frattempo, sorgeva tutta la zona nuova di Caserta “Zona Preziosi” dove c’è via Gemito.

Via Gemito anni '70
Via Gemito anni ’70

Sorge il gruppo dei “Corbellini“. I ragazzi di Via Gemito.

Sorge il gruppo dei “Corbellini“. Un misto tra il politico e la moda da seguire, tra gente del “Fronte” e figli di papà che seguivano a ruota. Schiamazzi notturni, corse in moto, qualche scazzottata, interventi della polizia. Ma mai è nato il “caso dei ragazzi del bar Corbelli di via G.M. Bosco“.

I ragazzi di Via Gemito
Caserta – bar Boys anni ’70

Apre il bar Boys

Chiude il Corbelli, apre il bar Boys in Piazza Pitesti. Il giro si allarga. Scompare quasi del tutto la coloritura politica. Ha il sopravvento il qualunquismo. Ahimè non si fa più politica!

Dalla scelta ideale e gli scontri si passa alla drammatica ricerca del posto di lavoro. Finiti gli studi e gli scontri di piazza, la realtà da affrontare è più grave di come non la riuscivano a scrivere nei testi dei volantini. Nel contempo, gli ultimi colpi di coda dell’impegno politico dei gruppi lasciavano sul campo qualche colpo di arma da fuoco, di coltello. Si sotterra tutto con le chiavi inglesi n. 36 lasciate ai “campetti“.

Il riflusso o il rifiuto all’impegno politico-sociale sopraggiunge inesorabilmente. Qualche piccolo sussulto nelle scuole con i Decreti Delegati, poi più niente.

Compaiono i ragazzi di via Gemito. Le prime proteste degli abitanti della zona. Caserta già conosce da diversi anni il dramma droga. Si fuma erba, compaiono le prime siringhe da tossico lungo i viali della Flora, del Parco del Corso e nei palazzi sgomberi per il sisma dell’80 nel Centro Storico.

La città è cresciuta. La fascia collinare e diventata la periferica. Via Gemito e Piazza Pitesti sono quasi il centro della città. Sono nati i palazzoni con piani d’urbanizzazione studiati per l’ottenimento del massimo utile speculativo. Aumenta la popolazione, aumentano i giovani, aumentano i contatti tra i giovani non più divisi dalle scelte ideologiche. Si creano i grandi gruppi. Sorge il grande concentramento di via Gemito, favorito anche dalla facilità con cui si può arrivare in questa arteria, sia a piedi, in moto o in macchina, vi è sempre disponibile il parcheggio.

Il Caso dei ragazzi di via Gemito

Ci staziona la ragazza di Tuoro ed il ragazzo di via Acquaviva. Sono in tanti, con tanti problemi, ammassati l’uno sull’altro a contatto di gomito. Moltissimi non si conoscono tra loro. Non esistono i gruppi. Scherzano, ridono e sono anche tristi. Ma, non hanno mai fatto male a nessuno. Però si vuol creare il “Caso dei ragazzi di via Gemito!

Nessuno li vuole. Si chiede la recinzione della striscia verde confinante con la scuola, convinti forse di eliminare il problema. Si chiedono interventi di polizia e di pulizia, convinti forse di risolvere il “caso“. E si chiede di spostarli in altra zone, come se si trattasse di arredo urbano non considerando invece che sono giovani con una potente vitalità e personalità. Giovani che rivendicano il loro spazio!

Sono in tanti. Si incontrano per discutere, per scambiarsi l’ultima cassetta di musica, per amoreggiare, per polemizzare sull’ultimo impegno della Juve Caserta o per parlare di piani di studio. Comunque, non fanno male a nessuno!

I ragazzi di Via Gemito
Caserta. Via Gemito.

Pur rifuggendo il politico, hanno fatto qualche scelta. Non disdegnano di stare insieme, non sono divisi dagli steccati ideologici. Forse perché non sono più viscerali nelle scelte. O forse perché sono meno impulsivi. Perché sono più razionali delle generazioni che li hanno preceduti. Comunque, non fanno male a nessuno ed hanno il diritto alla propria libertà!

La loro massiccia presenza riduce la libertà altrui, infastidisce i residenti. Crea confusione nell’intera zona. Altera gli equilibri del vivere civile. Sono questi i problemi che si possono e si devono risolvere, ma non certamente scacciando “i ragazzi di via Gemito“.

Il centro Storico non ha spazi ed è caotico, le distanze in città sono azzerate, le scelte di moda e di costume creano massa, le zone nuove sono sorte senza spazi vitali, gli impianti sportivi sono pochi e privatizzati, via Gemito rimane una delle poche “alternative“!

I ragazzi di via Gemito vogliono stare tranquilli, rivendicano il diritto all’autodeterminarsi, vogliono crescere insieme rispettando il prossimo. Non vogliono essere il “caso” da risolvere con l’oppressione e con la criminalizzazione. I loro problemi sono tanti ed uguali ad altri ragazzi di altre città. Vogliono essere ascoltati e rifuggono le facili promesse.

Vogliono essere aiutati, hanno bisogno di comprensione e non di repressione. l campi d’intervento sono tanti e complessi. Spaziano dal pubblico al privato. I responsabili degli interventi vanno dall’Ente Locale, all’associazionismo, alla famiglia.

Il problema esiste. E’ bene che si intervenga con solerzia. Prima che diventi veramente il “Caso drammatico dei ragazzi di via Gemito“!

 


2 COMMENTS

  1. Complimenti per aver riportato la mente e il cuore a quei momenti. Grande Nicolò. Bravo Francesco per la pubblicazione.

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